
come fischiettare davanti a un cimitero
e far credere di saper dove andare.
Scrivo di tempi sospesi su luoghi indecisi,
scrivo di mia madre che parla con i gatti
e di strade abbaianti
sotto lampioni di buio.
Scrivo della voglia di lasciare,
scrivo della tristezza di restare
e di corde di vetro e di fumo
di aghi di noia dentro vene di rabbia.
Scrivo in precario equilibrio
tra diffidenza e fortuna,
una parola dietro l'altra
per non ricordarne nessuna.